L’arte di Luigi Francischello: un ponte tra mondo visibile e invisibile, tra realtà e intimità
06/05/2024
La mostra personale ‘Purple Rain’, dedicata all’artista Luigi Francischello (Zurigo, 1964) – ospitata fino al 18 maggio 2024 presso la galleria d’arte milanese The YAH Factory – offre l’opportunità di esaminare da vicino il lavoro e la poetica dell’artista.
Luigi Francischello nasce a Zurigo nel 1964 e vive la sua infanzia tra la Svizzera e l’Australia. Si laurea all’Accademia di Belle Arti e lavora nella scena artistica sin dai primi anni Novanta, partecipando a mostre personali e collettive in tutto il mondo.
La sua cifra stilistica è unica e immediatamente identificabile, caratterizzata dall’ampio utilizzo del viola e da una profonda esplorazione della dimensione interiore dei personaggi raffigurati.


Un viaggio attraverso la memoria e la storia dell’arte
Luigi Francischello trasforma il genere del ritratto in in un’espressione estremamente intima e complessa. L’uso audace del viola, come colore predominante, arricchito da tonalità di rosso, bianco e blu, suggerisce un’atmosfera profonda e suggestiva.
Nelle sue opere, un dialogo intenso e contraddittorio si struttura con l’heritage artistico del XIX secolo. Come disse l’artista stesso in una intervista per Itsliquid l’arte per lui è “Invenzione e intervento, una performance vivace, un viaggio psichedelico, che nasce dall’esperienza e osservazione del vasto archivio di immagini della storia dell’arte del passato. Il desiderio di dialogare con i grandi maestri dell’iconografia mi porta in un viaggio attraverso la memoria e la storia“.
Sono infatti evidenti nelle sue tele i richiami all’arte del passato e alla ritrattistica dell’Ottocento, in particolare al pittore britannico John William Waterhouse (Roma, 1849) e al pittore simbolista-espressionista tedesco, Franz von Stuck (Tettenweis, 1863).
Se per gran parte della storia dell’arte il genere del ritratto era stato utilizzato per celebrare la grandezza e il prestigio sociale delle persone ritratte – con uno stile formale e regale – nel corso dell’Ottocento si assisté ad una svolta significativa, caratterizzata da diversi approcci artistici che riflettevano i cambiamenti sociali, culturali e tecnologici dell’epoca. Gustave Courbet, in Francia, aprì la strada al Realismo, rappresentando la realtà così come appariva; in parallelo, il Romanticismo, enfatizzò l’importanza dell’individualità e dell’emozione, catturando nei ritratti l’interiorità dei soggetti; il Simbolismo, invece, si propose di oltrepassare la realtà contingente per esplorare il mondo dell’inconscio, del sogno e della spiritualità.
Raccogliendo l’eredità del XIX secolo, Luigi Francischello, reinventa il genere del ritratto: proponendo non solo una rappresentazione fisica della persona, ma una finestra sull’interiorità umana. Le sue opere, ricche di simbolismo e stratificazioni, eccedono l’aspetto esteriore dei diversi personaggi che abitano le tele, per mostrare le loro complessità psicologiche, drammi e dilemmi.
Le figure, quasi allucinate, sono immerse in un mondo interiore e cupo suggerendo uno sguardo privato sull’animo umano. Invitando gli spettatori alla contemplazione, all’ascolto delle proprie emozioni.


Stratificazioni, simboli e materia
I ritratti di Luigi Francischello sono un intrigante labirinto di simboli, significati e riferimenti metaforici. Elementi che si intrecciano con la narrazione dell’opera, svelando una logica nascosta che lo spettatore è invitato a decifrare, senza però mai riuscire a coglierla fino in fondo.
Il richiamo più esplicito sembra essere riferito alla fragilità, alla vita e alla morte.
Rose rosse e azzurre, con nervosi rami neri; colature di colore; simboli che richiamano alla mente gli ideogrammi giapponesi; urne funerarie dai labili confini, abiti sontuosi del Settecento ed abiti contemporanei; il ricorrente motivo paisley, spesso utilizzato sulle bandane, a forma di lacrima o di goccia, che in alcune culture viene associato all’idea di rinascita; parole e lettere ribaltate; stratificazioni di colore. In molti dipinti, una frase ritorna – “Bring me back to life” – in alcune, la risposta, “Yes, I will”.
Il risultato è un’atmosfera suggestiva, criptica ed esistenzialistica. I ritratti sembrano raccontare una storia universale sull’umano, sulla sua vulnerabilità e sulla ricerca di significato nella vita e nella morte.
L’arte di Luigi Francischello apre un ponte tra il mondo visibile e l’invisibile, tra la realtà esteriore e l’intimità interiore, offrendo un’esperienza artistica che va al di là della superficie per toccare le corde più profonde dell’esistenza umana.


La mostra “Purple Rain” presso The YAH Factory
La mostra personale “Purple Rain” dell’artista Luigi Francischello sarà visitabile dal 4 al 18 maggio 2024, presso la The YAH Factory, sita in via Bramante 13 (Milano) – dal martedì al sabato, dalle ore 11:00 alle ore 14:00 o dalle ore 15:00 alle ore 19:00 – ad ingresso libero.
La mostra è a cura di YAH – Young Art Hunters Associazione E.T.S.. Nata nel 2019 come organizzazione artistica, nel 2021 diventa associazione e acquisisce la sua prima sede – la The YAH Factory – nel novembre 2022.
Young Art Hunters si occupa della valorizzazione e della divulgazione di arte emergente attraverso la promozione dei suoi artisti rappresentati tramite l’organizzazione di mostre fisiche e virtuali, personali e collettive.

Laureata in “Arti, Spettacolo ed Eventi Culturali” all’Università IULM di Milano, si specializza in comunicazione per la cultura. Fondatrice di QUAINT Art Magazine nel 2024, si occupa trasversalmente di tutte le sezioni della rivista.
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